Nasco in una piccola e tranquilla cittadina del sud, dove vivo un’infanzia felice e serena, tra gli affetti dei genitori, dei nonni, degli zii e dei cugini.
A 18 anni mi ritrovo disorientata sul mio percorso di donna in progettazione del suo futuro; ed è proprio grazie a questo momento di forte smarrimento che incontro Nino, un signore con barba e capelli bianchi, professionista da una vita ed instancabile soccorritore di anime in avaria: un empatico ed accogliente psicoterapeuta e grafologo. Da questo incontro nasce in me la convinzione, forte, di voler improntare la mia vita professionale su questo modello di umanità. Non ero mai stata così convinta di qualcosa, fino a quel momento: mi iscrivo così a psicologia e inizio il mio percorso a Padova, città dove, fin dagli albori, questa scienza è stata trasmessa in modo eccellente.
In quegli anni, ho la fortuna di entrare in contatto con un’associazione che si occupa di far conoscere e vivere esperienze nelle realtà delle baraccopoli del Kenya. Dopo la laurea decido dunque di partire: è stato il più grande gesto riparatore a un importante lutto vissuto. Il viaggio in Africa mi dà la certezza che dal dolore si può trovare la forza e le risorse per fronteggiare le difficoltà, la capacità di chiedere aiuto e la possibilità di aiutare gli altri. L’Africa mi regala tanto, ma la cosa più importante che porto a casa con me, nella mia valigia dei ricordi e degli insegnamenti, è il profondo attaccamento delle persone al presente. Il “qui ed ora” diventa un insegnamento, sperimentato nella pratica.